L’allarme per un ipotetico ritorno del
fascismo guarda nella direzione sbagliata.
L’attenzione degli allarmati democratici
si concentra sui segnali più vistosi: gesti
identitari (saluti romani, croci celtiche),
violenze fisiche, manifestazioni di odio
razziale. Si tratta di fenomeni esecrabili,
ma appunto perché plateali forse
meno pericolosi rispetto a quelli meno
immediatamente evidenti: i movimenti
politici che, pur ripudiando il ricorso alla
violenza agita sul piano fisico (ma non su
quello verbale) e pur muovendosi all’interno
delle regole del gioco democratico,
manifestano chiari caratteri ereditari
del fascismo novecentesco. Sono quei
partiti – spesso difficilmente riconducibili
alle categorie di destra e sinistra – che
vengono convenzionalmente definiti come
populisti o sovranisti. Mentre i nostalgici
dichiarati del nazifascismo non sono che
un fenomeno di nicchia, i populisti europei
e americani discendono, consapevolmente
o inconsapevolmente, non dal Mussolini
fondatore del partito fascista ma
dal Mussolini che per primo intuisce
i meccanismi della seduzione politica nella
società di massa. Dopo anni dedicati a
un corpo a corpo storico e letterario con
i protagonisti del fascismo novecentesco,
Scurati si solleva sopra quella materia
bruciante e in queste pagine ne individua
con limpida precisione le leggi e le
eterne insidie, consegnandoci un testo
fondamentale per affrontare l’epoca
inquieta che stiamo attraversando.