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Recensione "Nuotare, fluttuare, volare", Daniel Glattauer

Daniel Glattauer, autore dell’intramontabile Le ho mai raccontato del vento del nord, è tornato in libreria con un romanzo altrettanto potente, seppur profondamente diverso rispetto al bestseller che l’ha reso uno scrittore di successo. Nuotare, fluttuare, volare è senza dubbio un libro toccante che offre da una parte l’opportunità di dar voce a chi spesso non ne ha, dall’altra il privilegio, per noi, di ascoltarla.  

 

A far da protagonisti sono, almeno in apparenza, due famiglie borghesi viennesi che decidono di passare le vacanze in una splendida villa in Toscana: i Binder e gli Strobl-Marinek, quattro adulti e quattro figli che sperano di trascorrere le proprie giornate semplicemente all’insegna dell’ozio. Mentre i Binder sono dei rinomati produttori di vino, gli Strobl-Marinek, Oskar ed Elisa, sono rispettivamente un accademico borioso e una nota politica ambientalista.  

 

Sophie Luise, la loro figlia adolescente, chiede di poter portare in Toscana con loro una compagna di classe: Aayana, ragazzina somala timida e riservata, rifugiata politica in Austria. Inizialmente di Aayana poco sappiamo, al di là del fatto che non sappia nuotare. Ed è proprio quest’ultimo particolare che sarà determinante nel trasformare una vacanza spensierata in una terribile tragedia. Difatti Aayana, al tramonto, muore affogata in piscina, e nessuno, proprio nessuno, sembra essersene accorto. Mentre gli uomini Oskar Strobl-Marinek ed Engelbert Binder sembrano affrontare l’evento, e soprattutto le sue conseguenze, con una buona dose di distacco, le donne protagoniste della storia iniziano a fare i conti con un insopportabile senso di colpa. Elisa Strobl-Marinek avrebbe potuto evitare quella tragedia? Era davvero incosciente nel momento in cui Aayana si è buttata in piscina?  

 

Melanie Binder può continuare a vivere con il rimorso di non aver denunciato la verità? E la dolce Sophie Luise, figlia modello di Elisa e Oskar, riuscirà mai a perdonarsi? D’altronde se non avesse insistito così tanto per portarla con loro, Aayana adesso sarebbe ancora viva. Non sarebbe stata strappata così brutalmente alle braccia di una famiglia che di perdite ne ha subite fin troppe. Ed ecco che i veri protagonisti della narrazione, seppur di primo acchito mera nota a margine, diventano gli Ahmed e la loro storia di dolore. Una storia straziante di povertà, oppressione violenza, indifferenza. 

 

Glattauer ha costruito, con la maestria che da sempre lo contraddistingue, un romanzo meraviglioso che è denuncia e critica sociale, espressione del disagio e dell’emarginazione. Un romanzo che, tuttavia, non rinuncia a barlumi di speranza e di amore.  

 

 

Giorgia, libraia di Silvi Marina 

Daniel Glattauer
Due famiglie borghesi si regalano una vacanza in Toscana. Sono i Binder e gli Strobl-Marinek; quattro adulti, quattro figli. Li aspettano giornate oziose, bagni in piscina e aperitivi al tramonto. I Binder hanno una grande tenuta dove producono vino, mentre gli Strobl-Marinek sono un accademico e una politica ambientalista in ascesa. Quando la loro figlia quattordicenne, perennemente trincerata dietro il cellulare, chiede di poter invitare una compagna di scuola, subito acconsentono. Aayana è una giovane profuga somala, sarà l'occasione per farla rilassare e svagare. Neanche il tempo di arrivare che la vacanza si trasforma in tragedia. Quanto vale una vita umana? Ogni vita è uguale? Tra sensi di colpa, un acceso dibattito legale e mediatico sulle responsabilità mancate e forse la nascita di una tenera storia d'amore, Daniel Glattauer costruisce un romanzo intenso e graffiante, che mette in luce tutte le sue abilità: lo sguardo lucido del giornalista; i dialoghi brillanti; l'ironia e la tenerezza di "Le ho mai raccontato del vento del Nord". E denuncia i vizi, i limiti e l'ipocrisia di una certa società privilegiata, per dare finalmente voce a chi di solito non ne ha.
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Di nuovo quelle grida d'aiuto che le capita spesso di sentire ancora di notte. Ma è sveglia, è libera di muoversi finalmente. Stavolta sta a lei decidere, stavolta seguirà quelle voci. Nessuno può più trattenerla. Nessuno può ingannarla ormai, perché lei conosce la verità. Non ci sono barche, è questa la verità. Non c'è nessuna barca di salvataggio, non ce ne sono mai state. “Aayana, Aayana!” E lei rimbalza ancora con forza dal fondo della vasca. Con braccia tenaci inizia a remare verso l'abisso nero. Nuotare. Fluttuare. Volare.

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