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Recensione "La taverna degli assassini", Marcello Simoni

Lo scrittore di thriller a sfondo storico Marcello Simoni, con un acume tutto nuovo, assieme alla casa editrice Newton Compton Editori, porta il suo ultimo giallo La taverna degli assassini a svelarsi più avvincente che mai: ironico, gotico, grottesco.

 

Collocato al tempo della Rivoluzione francese, ma in Italia e precisamente tra i vitigni e le residenze degli aristocratici conservatori di quel tempo, il giallo che ci si presenta davanti ha il sapore di una cena con delitto e di un vino invecchiato male. La penna, ricca di dettagli ben affilati da Simoni, ci conduce riga dopo l’altra verso un intricato movente politico per un omicidio che in realtà è solo fittizio: colui che indagherà, il signor Vitale Federici ed il suo giovane discepolo, Bernardo della Vipera, saranno invitati a ridosso delle festività natalizie a trascorrere il loro tempo nel castello del barone Caledimarca, al solo scopo di capire per quale assurda ragione un uomo  ritrovato morto nella sua proprietà, verosimilmente il proprio agente commerciale Giovanni Villafranchi, è stato ucciso lì e reso prigioniero di un tralcio di vite, come “una vite maritata”. 

 

Ma colui che mediava nei contatti esteri francesi per il commercio del vino, è davvero morto? E la corrispondenza di lettere e la cura dei vitigni toscani del castello erano davvero affidati al Barone in persona? Un misto di vini avvelenati, filtri d’amore, sete di rivalsa, complici bugie, è la pozione gotica perfetta per un giallo invernale che vi farà sogghignare e acuire la vista: tenete d'occhio questa storia e tutti i suoi personaggi attorno alle sontuose tavole del castello, tra le segrete in basso da un lato e le torri in alto dall’altro. Con una precisione di fatti in sequenza che vi farà immaginare ogni scena come in un film al cinema, Simoni non delude dal prologo all'epilogo di questo caso ben costruito, un caso che vale la pena provare a risolvere leggendo questo libro proprio quest’inverno, e perché no, davanti ad un buon sorso di vino toscano!  

 

Ma a patto che… “A patto che mi promettiate di non trasmettere a questo giovane rampollo la vostra propensione a rispondere sempre con sarcasmo”. Così Federici, Della Vipera e noi immagineremo di rivoluzionare gli umori di un castello solo in vena di nascondere tutti i suoi più ridicoli e insensati segreti. 

 

Federica, libreria Giunti al Punto di Taranto

Marcello Simoni
Anno del Signore 1793. Granducato di Toscana. Un castello fondato su un'antica abbazia, un cadavere avvolto nei tralci di una grande vite. Sotto le luci di un'alba invernale, i vitigni innevati del barone Calendimarca si rivelano teatro di un omicidio. Non solo un enigma inspiegabile, ma anche un'onta per il casato del nobiluomo. Vitale Federici, insieme al suo devoto discepolo Bernardo della Vipera, si ritroverà a investigare su un delitto i cui moventi sembrano affondare nell'antica tradizione vinicola della famiglia baronale, e nella sua cantina sotterranea che, simile a una biblioteca, pare celare un indizio sull'identità dell'assassino. Riuscirà Vitale a fare luce su questo caso, in cui ambizione, inganno e antiche passioni si intrecciano in un mistero forse impossibile da decifrare?
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La verità non è mai una cosa bella, spesso si presenta a chi la scopre con le sembianze di un mostro orrendo, ed è proprio questa sua spaventosa, inaccettabile bruttezza, a rendere inviso al prossimo chiunque tenti di descriverla.

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